Poeta italiano. Il suo spirito insofferente e ribelle lo
portò a lunghi vagabondaggi in Europa e in America, finché fu
colto da follia precoce, per cui nel 1906 fu rinchiuso nel manicomio di Imola
dove trascorse un anno. La sua formazione di autodidatta si basò su
letture varie e confuse, tra le quali ebbero un posto di primo piano le opere
dei decadenti, Baudelaire, Verlaine, Rimbaud. Quest'ultimo specialmente
influenzò l'arte del
C. il quale, per le vicende della sua vita
agitata, sembrò appartenere al tipo dei poeti maledetti. Scrisse i
Canti orfici (1912) e lasciò vari scritti inediti, opere in cui
l'arte discontinua e complessa rivela una sensibilità vibrante e ricca di
motivi lirici, di sincera ispirazione. Nel 1916 ebbe inizio una relazione con
Sibilla Aleramo alla quale
C. scrisse numerose lettere raccolte poi nel
volume
Lettere. Carteggio con Sibilla Aleramo pubblicato postumo nel
1958. Nel 1918 fu internato nel manicomio di Castel Pulci presso Firenze, dove
morì (Marradi, Firenze 1885 - Castel Pulci, Firenze 1932).